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Irene Passerini Geometra

~ Senza la geometria la vita non ha punti di riferimento.

Irene Passerini Geometra

Archivi della categoria: Focus

Sicurezza e Salute sul Lavoro

04 martedì Ott 2016

Posted by Geom. Passerini Irene in Focus

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Stress al lavoro…

Lo stress lavoro correlato è responsabile di un’alta percentuale di giornate lavorative perse ed è in aumento il numero di persone che presenta condizioni di sofferenza correlate allo stress.

Alcune cause dello stress lavoro-correlato si possono individuare in: richieste eccessive, scarso controllo, una pressione lavorativa continua, comportamenti inaccettabili, carenza di rispetto, cambiamenti, cattiva pianificazione e istruzioni contraddittorie che portano a errori, affaticamento, burn-out, esaurimento e scarsa performance.

I rischi psicosociali sul lavoro possono essere controllati con successo e ciò migliora il benessere dei lavoratori e la performance aziendale. Il cardine è la prevenzione.

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#CasaConviene

19 lunedì Set 2016

Posted by Geom. Passerini Irene in Focus

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Al via, una decina di giorni fa, la nuova campagna del MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) che aiuta i contribuenti a districarsi tra le diverse tipologie di detrazioni fiscali (65% per risparmio energetico e adeguamento sismico – 50% per ristrutturazioni) ancora poco conosciuti. Si tratta infatti di fondi di garanzia, agevolazioni fiscali e strumenti giuridici innovativi come il leasing immobiliare.

Il Ministero dell’Economia ha raccolto le informazioni su tutti questi strumenti in un pacchetto organico e avvia oggi la campagna informativa “Casa? Cosa possibile!”. Grazie alle diverse agevolazioni fiscali pensate per i contribuenti già in possesso di una casa, le spese per apportare migliorie all’immobile o acquistare nuovi arredi possono essere parzialmente recuperate. E per chi la casa vorrebbe comprarla sono previste facilitazioni, specialmente per i giovani e per quanti hanno necessità di finanziamenti e garanzie per compiere questo passo. E chi possiede un immobile da affittare avrà più convenienza con i nuovi regimi di tassazione.

Hai dubbi? Domande?

Non esitare! Chiama e saremo a Tua disposizione!

 

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I compiti e gli obblighi di chi redige un Attestato di Prestazione Energetica

29 martedì Mar 2016

Posted by Geom. Passerini Irene in Focus

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Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri con la circolare 17 marzo 2016, n. 696 recante “Attestazione di Prestazione Energetica (A.P.E.). Descrizione dei servizi, della documentazione da produrre e degli obblighi per il professionista” ha elaborato un documento nel quale fornisce una sintetica e completa procedura in cui vengono evidenziati i compiti e gli obblighi del professionista che redige l’APE.

Questa circolare viene emanata, e condiviso con la Rete delle Professioni Tecniche, al fine di garantire un alto livello di qualità alla professionalità del tecnico, in un settore in cui la mercificazione dell’attività professionale ha raggiunto livelli ben al di là del limite di decenza.

Entrando nel dettaglio, il documento suddivide i due casi di edifici nuovi o soggetti a ristrutturazione importante ed edifici esistenti, e per questi descrive le seguenti attività necessarie per lo svolgimento del servizio redazione ed emanazione dell’A.P.E.

  1. Attività preliminari:
    1. informativa del soggetto certificatore,
    2. incarico del soggetto certificatore;
  2. Procedura di attestazione della prestazione energetica:
    1. determinazione della prestazione energetica:
    2. esecuzione di un rilievo in situ e di una eventuale verifica di progetto,
    3. reperimento e scelta dei dati di ingresso,
    4. applicazione del corretto metodo di calcolo,
    5. espressione degli indici di prestazione energetica in termini di energia primaria,
    6. individuazione degli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica;
    7. classificazione dell’edificio;
    8. redazione dell’attestato di prestazione energetica;
  3. Registrazione e consegna dell’attestato di prestazione energetica.

Tra le attività preliminari, il CNI ricorda l’informativa, contenente tutte le informazioni necessarie al committente per valutare il servizio in termini di qualità e di costo. L’informativa deve, inoltre, specificare l’obbligo di sopralluogo e le eventuali prove supplementari.

Per quanto concerne la procedura di attestazione della prestazione energetica, vengono distinti i due casi.

Edifici di nuova costruzione e ristrutturazioni importanti

Nei casi di edifici di nuova costruzione e di ristrutturazioni importanti, il servizio di attestazione della prestazione offerto dal soggetto certificatore deve comprendere almeno:

  • la valutazione della prestazione energetica dell’edificio a partire dai dati progettuali anche contenuti nell’attestato di qualificazione energetica;
  • controlli in cantiere nei momenti costruttivi più significativi;
  • interfacciarsi con il Direttore dei Lavori durante la ostruzione dell’edificio e degli impianti, quando rilevanti per le prestazioni energetiche dell’edificio;
  • una verifica finale con l’eventuale utilizzo delle più appropriate tecniche strumentali.

Il soggetto certificatore opera nell’ambito delle proprie competenze e per l’esecuzione delle attività di rilievo in sito, diagnosi, verifica o controllo, può procedere alle ispezioni ed al collaudo energetico delle opere, avvalendosi, ove necessario, delle necessarie competenze professionali.

Sono previste le seguenti attività:

  • raccolta della documentazione progettuale:
    • disegni di progetto,
    • permesso di costruire o altri titoli abilitativi,
    • nominativi dei progettisti, direttore lavori, costruttore, installatori impianti,
    • elaborati grafici impiantistici,
    • documentazione progettuale energetica,
    • ogni altra documentazione utile;
  • produzione di documentazione fotografica, quando richiesta negli Attestati;
  • verifiche in cantiere della rispondenza del costruito al progetto e segnalazione di eventuali difformità al direttore dei lavori e al committente;
  • raccolta delle certificazioni dei prodotti utilizzati e degli impianti installati.

Edifici esistenti

Al fine di ottimizzare la procedura, il richiedente può rendere disponibili a proprie spese i dati relativi alla prestazione energetica dell’edificio o dell’unità immobiliare. Lo stesso può anche richiedere il rilascio dell’attestato di prestazione energetica sulla base di:

  • un attestato di qualificazione energetica relativo all’edificio o alla unità immobiliare oggetto di attestazione della prestazione, anche non in corso di validità, evidenziando eventuali interventi su edifici ed impianti eseguiti successivamente;
  • le risultanze di una diagnosi energetica effettuata da tecnici abilitati con modalità coerenti con i metodi di valutazione della prestazione energetica attraverso cui si intende procedere.

Il soggetto certificatore è tenuto ad utilizzare e valorizzare i documenti sopra indicati (ed i dati in essi contenuti), qualora esistenti e resi disponibili dal richiedente, unicamente previa verifica di completezza e congruità.

Sono previste le seguenti attività:

  • sopralluogo obbligatorio;
  • raccolta di tutta la documentazione esistente:
  • documenti catastali,
  • anno di costruzione,
  • nominativi del progettista, direttore lavori, costruttore (ove disponibili),
  • elaborati grafici eventualmente disponibili;
  • verifica della documentazione progettuale energetica e controllo della congruità con l’esistente;
  • produzione di documentazione fotografica, se richiesta negli attestati;
  • raccolta delle informazioni stratigrafiche di tutte le strutture opache, quali pareti, pavimenti, solette, coperture, divisori, ecc.;
  • raccolta informazioni su tutte le caratteristiche delle strutture trasparenti, quali dimensioni, tipo di vetri e di infissi;
  • raccolta di tutte le informazioni reperibili sugli impianti esistenti (riscaldamento, climatizzazione, produzione ACS, ventilazione, illuminazione, trasporto):
  • schede tecniche dei generatori,
  • tipi di distribuzione e di regolazione centralizzata e localizzata,
  • tipologia degli utilizzatori,
  • tipologia degli eventuali accumuli,
  • presenza di fonti di energia rinnovabili,
  • ogni altra documentazione utile;
  • acquisizione del libretto di impianto e dei consumi storici.

 

 

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Jobs Act autonomi

09 martedì Feb 2016

Posted by Geom. Passerini Irene in Focus

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Il Consiglio dei Ministri ha finalmente approvato lo “Statuto dei lavoratori autonomi” che ora è pronto per affrontare l’iter per l’approvazione in Parlamento. Il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, ha spiegato che sono stati confermati i contenuti annunciati.

I punti fondamentali:

  • formazione – È prevista la deducibilità totale delle spese sostenute.
  • fondi strutturali europei – I professionisti saranno equiparati alle piccole e medie imprese.
  • appalti: le Pubbliche Amministrazioni promuoveranno la partecipazione dei lavoratori autonomi agli appalti pubblici.
  • maternità e congedi parentali – Tutte le professioniste e le lavoratrici autonome potranno ricevere l’assegno di maternità indipendentemente dalla reale astensione dal lavoro. L’assegno coprirà i due mesi precedenti e i tre successivi al parto, ma in questo periodo si potrà comunque lavorare ed emettere fattura senza perdere il corrispettivo della maternità. I professionisti, genitori di bambini nati a partire dal 1° gennaio 2016, potranno usufruire di un congedo parentale della durata di sei mesi entro i primi tre anni di vita del bambino.
  • gravidanza, malattia e infortunio – In caso di gravidanza, malattia e infortunio di un lavoratore autonomo che presta la sua attività in via continuativa per un committente, scatterà la sospensione del rapporto di lavoro fino a 150 giorni, senza diritto al corrispettivo. Nel caso in cui la malattia o l’infortunio siano tali da impedire lo svolgimento dell’attività lavorativa per oltre 60 giorni, si potrà sospendere il pagamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi per l’intera durata della malattia e dell’infortunio fino ad un massimo di 2 anni. I periodi di malattia certificata saranno equiparati alla degenza ospedaliera.
  • tempi di pagamento – Saranno considerate abusive le clausole contrattuali con cui le parti concordano tempi di pagamento superiori a sessanta giorni dal momento in cui il committente riceve la fattura. Il committente non potrà inoltre modificare in modo unilaterale le condizioni contrattuali o recedere dal contratto senza un congruo preavviso. In tutti questi casi, il professionista avrà diritto al risarcimento dei danni.

Inoltre si inizia a parlare di “lavoro agile“come di una modalità flessibile di svolgimento del rapporto di lavoro subordinato per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. La prestazione di lavoro subordinato potrà essere eseguita in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva. Sono previsti lo stesso trattamento economico, le stesse garanzie in materia di sicurezza e gli stessi incentivi applicati a chi svolge le medesime mansioni esclusivamente all’interno dell’azienda.

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Le coperture pensili – i vantaggi ECONOMICI

30 lunedì Nov 2015

Posted by Geom. Passerini Irene in Focus

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In riferimento al focus di lunedì 23/11/2015 sulle coperture pensili, ora vediamo quali sono i vantaggi ECONOMICI dei “tetti verdi”:

  1. Isolamento: risparmio energetico. Secondo i risultati di alcune ricerche, un tetto verde estensivo consente di raggiungere ottimi livelli di isolamento sia in inverno sia in estate. Un tetto piano senza verde può fare registrare temperature fino a 21⁰C superiori rispetto a quelle di un tetto verde.
    1. Meno aria condizionata, meno costi di riscaldamento. Un tetto verde riduce in misura significativa le necessità di attivazione degli impianti di condizionamento nel periodo estivo e fornisce un isolamento adeguato durante l’inverno. Il livello di isolamento durante la stagione invernale può variare in base ai tassi di umidità dei vari strati della struttura. L’isolamento raggiunge livelli ottimali in estate, in quanto gli strati della struttura risultano asciutti: ciò consente un’agevole riflessione del calore. Grazie alla riduzione dell’utilizzo degli impianti di condizionamento in estate e all’abbattimento dei costi di riscaldamento in inverno, l’installazione di un tetto verde permette di conseguire un significativo risparmio energetico. Considerando l’aumento degli attuali prezzi dell’energia, un tetto verde può rivelarsi davvero molto vantaggioso.
  2. Protezione da sole, pioggia e variazioni della temperatura: maggiore durata della membrana di impermeabilizzazione. I tetti sono continuamente esposti alla luce ultravioletta, alle precipitazioni atmosferiche e alle variazioni di temperatura. Un tetto può attraversare nel corso di un anno variazioni di temperatura che possono raggiungere i 100⁰C nei casi più estremi. Alcune ricerche hanno dimostrato che la membrana di impermeabilizzazione dei tetti su cui è stata installato un tetto verde ha una durata di circa tre volte superiore poiché essa risulta maggiormente protetta dall’esposizione ai raggi UV, alla pioggia e alle variazioni di temperatura. Si tratta di un risparmio notevole sul piano economico, la cui entità varierà ovviamente in base al tipo di tetto e alle condizioni complessive dell’edificio.
  3. Risultato naturale: valorizzazione dell’edificio. L’aspetto naturale derivante dall’installazione di un tetto verde, unito ai risultati in termini di risparmio energetico e all’attuale senso di responsabilità crescente verso l’ambiente, determinerà una rivalutazione dei valori di mercato dell’edificio. L’aspetto naturale di un tetto verde si tradurrà pertanto in un’evidente valorizzazione dell’immobile.
  4. Ritenzione delle acque piovane: riduzione del carico della rete fognaria. Agevolazioni fiscali per gli interventi volti all’incremento della ritenzione delle acque meteoriche. La ritenzione delle acque meteoriche può essere quantificata a partire dai valori relativi alla quantità di acqua assorbita. Il risultato può essere confrontato con i costi legati all’assorbimento delle acque meteoriche al di fuori della rete fognaria. Tali costi ammontano in media a 15 euro al metro quadrato. Un tetto verde estensivo assorbirà in inverno circa il 54% delle acque meteoriche: il vantaggio economico sarà pertanto pari al 54% di 15 euro, vale a dire un minimo di 8,10 euro al metro quadrato.
  5. Durata elevata: ritorno dell’investimento in 8-21 anni. In linea di massima l’investimento per l’installazione di un tetto verde viene ammortizzato in un periodo compreso tra gli 8 e i 21 anni. Un tetto convenzionale deve essere sostituito mediamente ogni venti anni, mentre un tetto verde avrà una durata tre volte superiore. L’installazione di un tetto verde allunga la durata della membrana di impermeabilizzazione sottostante ed è pertanto un investimento che si ammortizza automaticamente.
Raffronto costi / benefici di un tetto verde (in EUR) Tetto convenzionale Tetto verde estensivo
Costi d’investimento membrana impermeabilizzazione al m2 15 40-80
Durata in anni 20 60
Costi di investimento annui in EUR Tetto convenzionale Tetto verde estensivo
DepCosti di ammortamento annui 0,75 0,67-1,33
Costi annui per riparazioni e manutenzione 0,58 1,15
Totale costi di investimento annui al m2  1,33 1,82-2,48
 Risparmio energetico annuo al m2 in EUR  Tetto convenzionale Tetto verde estensivo
Ufficio  – 3,67
Spese annue relative al tetto  –  -1,87-1,19
Periodo di ammortamento dell’investimento nel tetto verde in anni 8,1-21,0

Tabella1: Calcolo del periodo di ammortamento dell’investimento (Fonte: Groen boven alles)

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Le coperture pensili – i vantaggi AMBIENTALI

23 lunedì Nov 2015

Posted by Geom. Passerini Irene in Focus

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La parola “pensile” è usata anche in riferimento ai giardini che si trovano in alto sorretti da archi, colonne o simili. Se ne parla ogni giorno di più, ma le coperture a verde non rappresentano di certo la novità del nostro secolo! Il retaggio storico è lungo e vanta esempi importanti: dai famosi giardini pensili di Babilionia (590 a.C.) ai tetti ricoperti di zolle in Scandinavia (fine VIII secolo) alle ville degli antichi romani. Il corso degli avvenimenti ha portato poi al completo abbandono di questa tecnologia, recuperata concettualmente e tecnicamente da pianificatori urbanistici e progettisti solo nel “recente” XIX secolo in seguito ad un’urbanizzazione selvaggia che ha ridotto in misura sempre maggiore gli spazi verdi a disposizione della popolazione.

tetto_verdeAd oggi le coperture verdi, o “tetti verdi” o “verde pensile”, hanno tre tipi di vantaggi: AMBIENTALI; ECONOMICI;PRATICI.

Vediamo più dettagliatamente i vantaggi AMBIENTALI:

  1. Isolamento: risparmio energetico. L’isolamento e la conseguente riduzione del fabbisogno energetico non fanno bene solo al portafoglio, ma contribuiscono anche alla protezione dell’ambiente infatti è possibile ridurre del 23% il consumo energetico da riscaldamento e del 75% il consumo energetico da condizionamento dell’aria.
  2. Abbassamento della temperatura ambiente: riduzione degli effetti delle isole di calore urbane. In estate nelle città si rilevano temperature superiori di circa 5-7⁰C a quelle registrate nelle aree rurali. Questa differenza è il risultato della tendenza di edifici e strade all’assorbimento e al successivo rilascio del calore. Si tratta di un fenomeno noto con il nome di “isola di calore urbana”. Da alcune ricerche è stato dimostrato che per fare fronte al cambiamento del clima il livello di verde urbano dovrebbe essere incrementato del 10%: il verde è infatti in grado di respingere gran parte del calore, contribuendo in tal modo all’abbassamento della temperatura ambiente; inoltre le piante, rilasciando umidità, favoriscono il raffreddamento dell’aria. Gli spazi destinati al verde nelle aree urbane sono limitati: un tetto verde costituisce pertanto lo strumento ideale per incrementare i livelli di verde in città.
  3. Assorbimento di CO2: migliore qualità dell’aria. Il CO2 è una sostanza gassosa che si forma principalmente come prodotto della combustione di combustibili fossili. A partire dall’avvento della rivoluzione industriale i livelli di CO2 nell’atmosfera sono cresciuti notevolmente: l’aumento di CO2 viene considerato una delle cause principali del riscaldamento del pianeta terrestre. È generalmente riconosciuto che le piante assorbono CO2. L’aumento di CO2 non è tuttavia stato accompagnato nel corso del tempo da un incremento del numero di alberi e piante tale da compensarne gli effetti negativi. L’installazione di un tetto verde consente di contribuire alla diminuzione dei livelli di CO2 nell’aria e alla riduzione del riscaldamento del pianeta.
  4. Assorbimento di polveri sottili: migliore qualità dell’aria. Le polveri sottili presenti nell’aria rappresentano uno dei maggiori pericoli per la salute. Esse possono provocare disturbi cardiaci e l’aggravamento di patologie polmonari. Gli elementi naturali possono immobilizzare le polveri sottili, che vengono successivamente scaricate nella rete fognaria insieme alle acque meteoriche. Secondo le stime, un tetto verde estensivo assorbe 1,5 kg di polveri sottili per ettaro: un valore che equivale all’incirca alla capacità di assorbimento di un albero adulto. Un tetto verde assorbe pertanto una quantità maggiore di polveri sottili rispetto a un tetto liscio coibentato in bitume; ciò dipende dalla struttura irregolare della superficie: questa è infatti direttamente proporzionale alla sua capacità di assorbimento. Nelle aree urbane, dove è maggiore la presenza di gas di scarico, un tetto verde si rivela estremamente positivo per il miglioramento della qualità dell’aria e per la riduzione dei livelli di polveri sottili. Un incremento del 10-20% del numero di tetti verdi in ambiente urbano è in grado di fornire un importante contributo alla salute dei suoi abitanti.
  5. Contributo alla biodiversità: miglioramento/difesa dello habitat naturale di uccelli e insetti.
    I lavori di costruzione di nuovi edifici sortiscono un forte impatto sull’habitat vitale dei microrganismi. L’installazione di un tetto verde favorisce il ripristino del naturale ciclo ecologico e dei processi vitali di questi microrganismi. I tetti verdi formano un importante rifugio per i microrganismi presenti nelle aree urbane. La scelta della giusta quantità di substrato e di una grande varietà di essenze vegetali consentono di dare un impulso alla biodiversità. Alcune ricerche hanno dimostrato che i tetti verdi possono offrire rifugio persino ad alcune rare specie di insetti.
  6. Ritenzione delle acque meteoriche: riduzione del carico e dei conseguenti rischi di straripamento della rete fognaria. In tutto il mondo si sta registrando un incremento delle precipitazioni atmosferiche dovute ai cambiamenti climatici; i tetti verdi hanno il grande vantaggio di contribuire alla riduzione del carico della rete fognaria. Attualmente tutti gli edifici vengono progettati in modo da risultare resistenti nell’eventualità di precipitazioni piovose particolarmente intense. La ritenzione idrica dei tetti riveste una grande importanza, in particolare nelle aree ad elevata densità abitativa. Alcune ricerche hanno evidenziato che un tetto verde è in grado di ridurre in misura significativa la quantità di acqua scaricata nella rete fognaria (nella stagione estiva fino a livelli del 70-95%): infatti trattiene le acque meteoriche nelle piante e nel substrato e lo rilascia successivamente nell’atmosfera mediante processi di evaporazione.stratificazione
  7. Depurazione delle acque meteoriche: per un ambiente più pulito. Un tetto verde non si limita a trattenere le acque meteoriche, ma ne consente anche la depurazione. Le acque meteoriche attraversano in primo luogo lo strato vegetale e il substrato, venendo quindi riversate nello scarico. Si tratta di un processo che consente la depurazione dell’acqua.

 

 

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Niente più calcoli! La superficie e i metri quadrati ai fini TARI entrano in visura catastale

09 lunedì Nov 2015

Posted by Geom. Passerini Irene in Focus

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Con un comunicato stampa, l’Agenzia delle Entrate, rende noto che da oggi sulle visure catastali sarà visibile la superficie catastale. Sarà inoltre visibile la superficie ai fini della TARI, consentendo così ai cittadini di verificare con facilità i dati utilizzati dai Comuni ai fini del controllo della tassa rifiuti.

Queste variazioni si andranno ad aggiungere ai dati identificativi dell’immobile (Comune, sezione urbana, foglio, particella, subalterno), e ai dati di classamento (zona censuaria, categoria catastale, classe, consistenza, rendita) per i 57 milioni di immobili censiti tra gli immobili a destinazione ordinaria (categorie dei Gruppi A, B e C).

gruppo A,B e C

Per quanto riguarda gli immobili destinati ad abitazione la superficie riportata ai fini TARI non tiene conto di balconi, terrazzi e altre aree scoperte di pertinenza.
Ciascun proprietario avrà così a disposizione questa informazione, fornita dall’Agenzia delle Entrate ai Comuni; in caso di incoerenza tra la planimetria conservata agli atti del catasto e la superficie calcolata, i cittadini interessati potranno inviare le proprie osservazioni, attraverso il sito dell’Agenzia, e contribuire quindi a migliorare la qualità delle banche dati. Già dal 2013 i Comuni possono segnalare errori di superficie riscontrati su immobili presenti nella banca dati catastale.

Quanto agli immobili non dotati di planimetria, che risalgono per lo più alla fase dell’impianto del Catasto edilizio urbano e che sono, per tale motivo, privi anche del dato relativo alla superficie, i proprietari possono presentare una dichiarazione di aggiornamento catastale, con procedura Docfa, per l’inserimento in atti della planimetria catastale. Tale adempimento è, comunque, necessario, in quanto, in caso di vendita dell’immobile, il proprietario è tenuto ad attestare “la conformità allo stato di fatto dei dati catastali e delle planimetrie”.

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Il fenomeno dei ponti termici in edilizia 

22 martedì Set 2015

Posted by Geom. Passerini Irene in Focus

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Negli ultimi tempi, sia in termini di evoluzione del sistema legislativo – normativo, sia per la maggiore sensibilità energetica dei committenti – utenti, il problema dei ponti termici è divenuto centrale nel progetto, nella diagnosi e nella certificazione del comportamento trasmissivo dell’involucro edilizio.

Facciamo alcune considerazioni.
L’involucro edilizio è l’insieme di tutte le chiusure esterne (orizzontali e verticali) dell’edificio come: chiusure opache (pareti, solai, coperture ecc.) e chiusure trasparenti (serramenti). Un ponte termico modifica il funzionamento trasmissivo delle chiusure medesime, ovvero aumenta – in modo considerevole – le perdite di calore verso l’esterno.

Un ponte termico è di fatto una discontinuità geometrica e costruttiva dell’involucro medesimo.

In modo più preciso – secondo la normativa UNI EN ISO 10211-1 – un ponte termico è quella parte d’involucro dove la resistenza termica, altrove uniforme, diminuisce in modo significativo per effetto di:

  • disomogeneità nell’uso dei materiali (ad esempio una parete perimetrale in laterizio con un pilastro in c. a.);
  • variazioni nello spessore di una parete esterna (ad esempio un sottofinestra o nicchia per elementi radianti quali i radiatori);
  • discontinuità geometriche (angoli tra pareti, giunti tra parete e pavimento, parete e soffitto ecc.).

In pratica, volendo fare un elenco dei ponti termici più diffusi, abbiamo che  questi corrispondono a tutti quei nodi che sono di congiunzione tra chiusure diverse: intersezione tra pavimento/solaio e parete perimetrale, parete esterna con parete esterna (angolo), parete esterna con parete interna, pilastro con parete esterna, infisso con parete esterna ecc.

Dal punto di vista prestazionale un ponte termico – struttura “patologica” che dà luogo a forti perdite di energia verso l’esterno – si presenta come “freddo” sulla faccia interna dell’involucro e come “caldo” sulla faccia esterna. Non solo, la presenza di un ponte termico peggiora le condizioni igieniche dell’ambiente confinato, infatti, nei punti in cui si realizza questa perdita di calore il paramento interno diventa “freddo” e dà luogo alla formazione di condensa con la produzione di macchie di umidità, muffe e sgretolamento dell’intonaco, fino, nei casi più estremi, ad attaccare le strutture resistenti.

Pertanto, la “patologia” ponte termico determina i seguenti effetti:

  • aumento delle perdite di calore e del conseguente fabbisogno di energia primaria (gasolio, gas naturale ecc.);
  • peggioramento delle condizioni igieniche dell’ambiente confinato;
  • incremento dei costi d’esercizio dell’edificio sia per il mantenimento della temperatura di comfort, sia per la manutenzione periodica dei danni dovuti alla condensa.

Per quanto detto, un ponte termico, inteso come discontinuità geometrica e/o strutturale del sistema involucro, deve esser sempre risolto, ossia corretto, con un intervento di riqualificazione.

Questo intervento ha lo scopo di ridurre le diseconomie dovute all’incremento dei costi d’esercizio (a carico del proprietario/conduttore) nonché all’aumento del consumo di energia primaria e del relativo livello d’inquinamento (a carico del sistema sociale)

Infatti, alla luce di tutto questo, il progettista o certificatore si trova a dover tutelare sia l’interesse del committente (che richiederà minori costi di esercizio e maggiore comfort abitativo), sia gli interessi della collettività (che attraverso leggi e norme dà indicazioni cogenti per la riduzione dei consumi e del livello d’inquinamento).

In sintesi, l’azione fondamentale che il tecnico dovrà svolgere consiste:
1) nella ricerca, classificazione ed enumerazione dei ponti termici;
2) nella loro soluzione – che in termini tecnici si chiama correzione.

La ricerca dei ponti termici in edifici esistenti

Si realizza attraverso il connubio tra esperienza e approccio sperimentale mediante strumenti di misura. Ne è un esempio la termocamera a raggi infrarossi, la quale è in grado di individuare le zone “fredde” del paramento interno, ovvero le zone “calde” del paramento esterno. Infatti, un ponte termico, corrisponde ad un pezzo di parete “fredda” quando è osservata dall’ambiente interno, viceversa corrisponde ad un pezzo di parete “calda” quando è guardata dall’esterno.

In concreto, la termocamera, che rappresenta in un grafico le differenze di emissione del calore da parte dell’involucro edilizio, indica le zone dove maggiore è il passaggio dell’energia termica, ossia indica la presenza dell’effetto ponte.

In sintesi – negli edifici esistenti – abbiamo due distinte situazioni:
a) i ponti termici evidenti, quelli individuabili a vista mediante il censimento di umidità superficiale ecc.;
b) i ponti termici latenti, quelli individuabili con l’osservazione sperimentale.

La ricerca dei ponti termici in fase di progetto

Si realizza attraverso l’enumerazione delle discontinuità di tipo geometrico e strutturale (le disomogeneità dei materiali). In altre parole, l’elenco delle discontinuità (spigoli, angoli, sottofinestra ecc.) e l’elenco delle disomogeneità (intersezioni solaio-parete, pilastro-parete ecc.) forniscono l’elenco dei ponti termici da correggere.

Dall’elenco dei ponti termici si passa al calcolo della relativa perdita e alla correzione. Per il calcolo si usano gli strumenti più variegati (programmi, atlanti, abachi ecc.). Mentre per la correzione si interviene in cantiere incrementando in modo opportuno il livello d’isolamento, ossia la quantità di materiale isolante posto come “barriera” al flusso di calore.

Il metodo più semplice per il calcolo della perdita di calore è l’uso di un abaco dei ponti termici, se ne trovano di differenti tipi e modalità d’uso, tutti pubblicati su testi specifici od on-line, e tutti finalizzati a definire il parametro fondamentale: la trasmittanza termica lineare o puntuale, la quale rappresenta la perdita specifica (per unità di lunghezza o per l’intero nodo) del ponte medesimo.

La correzione invece si realizza in due fasi distinte:
a) scelta del materiale isolante naturale (canna palustre, pannelli in fibra di legno, legno mineralizzato ecc.);
b) messa in opera del medesimo con lo scopo di creare uno “sbarramento” ai flussi di calore verso l’esterno.

La messa in opera consiste – con l’impiego di un materiale isolante opportunamente sagomato – nel “chiudere” il flusso termico verso l’esterno con lo scopo di aumentare la resistenza termica del ponte, ricordando che tante sono le configurazioni di isolamento del nodo tecnologico e che tutte dipendono dalla tipologia del ponte medesimo e dal livello di isolamento voluto.

Un esempio che riguarda la correzione di un nodo termico: pilastro in c. a. in posizione angolare di congiunzione di due pareti perimetrali.

Le figure danno evidenza delle differenze di funzionamento delle correzioni indicate, basta ricordare che le parti in tratteggio e ondulate rappresentano la presenza del materiale isolante e le frecce la direzione e il verso del calore.

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